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Alta tensione sulle rinnovabili: imprese contro la Finanziaria

di Jacopo Giliberto e Valentina Melis

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25 novembre 2009

L'Aper: l'obbligo di prevedere impianti di accumulo è una «corbelleria»

Le aziende dell'energia pulita insorgono contro la Finanziaria. Un emendamento del governo ritocca il contestato incentivo Cip6 ma aggiunge per tutte le centrali alimentate da fonti rinnovabili di energia un obbligo: se l'impianto non è "programmabile" (cioè se funziona seguendo gli incerti del vento, del sole o della pioggia) deve dotarsi di un impianto di «accumulo di energia» per poter funzionare quando l'energia rinnovabile non è disponibile. Accumulo sotto forma di bacino idroelettrico, o sotto forma dell'energia chimica contenuta nel gasolio, o qualunque altra tecnologia che permette di produrre elettricità quando il vento non fa girare l'elica o la nuvola oscura il pannello fotovoltaico.

«Una corbelleria che paralizzerà il settore», sbotta Marco Pigni, direttore dell'Aper, l'associazione dei produttori di energia ottenuta da fonti rinnovabili. L'Aper è una delle associazioni pronte a fare battaglia insieme con l'Anev (eolico), la Federpern, la Fiper, l'Ises (solare), l'Itabia (biomasse), dagli ecologisti di Greenpeace e Legambiente e dall'industria aderente al Kyoto Club. Queste associazioni hanno sottoscritto un documento congiunto. Questi emendamenti, affermano insieme le associazioni, devono essere ritirati: sono «una forte turbativa nel mercato» per l'ennesimo mutamento delle regole del gioco in corsa e «provocherebbero la crisi di un settore, quello della produzione di energia da fonte rinnovabile, attualmente in grande sviluppo». Alla protesta aderisce – anche se non ha firmato il documento congiunto – anche l'Assosolare.Una delle associazioni, la Federpern guidata da Flavio Sarasino, ha anche presentato ricorso al Tar contro una delibera dell'Autorità dell'energia sui prezzi minimi garantiti per la corrente delle centrali pulite ritirata dal Gestore dei servizi energetici.

L'energia solare in Italia, favorita dalle tariffe premianti del «conto energia», ha anche qualche "nemico" fiscale. Primo fra tutti, denunciano i produttori, l'Ici sugli impianti fotovoltaici a terra , che l'agenzia del Territorio ha classificato come «opifici», assoggettandoli al pagamento dell'imposta (risoluzione 3 del 6 novembre 2008). Il tributo dovuto ai comuni, secondo le stime dei tecnici, arriva a incidere, mediamente, per 13mila euro su ogni megawatt. Un onere aggiuntivo che potrebbe scoraggiare anche gli investitori internazionali, in un settore che ha tassi di rendimento minimi, anche se sicuri nel tempo. «Peraltro – spiega Alessandro Pacieri, fiscalista esperto del fotovoltaico – l'interpretazione dell'agenzia del Territorio, che classifica gli impianti fotovoltaici costruiti su terreni agricoli nella categoria catastale D1, assimilando i pannelli solari alle turbine delle centrali idro-termoelettriche, sembra in contrasto con quanto sostiene l'agenzia delle Entrate nella circolare 46 del 2007, secondo cui l'impianto fotovoltaico situato su un terreno non è un impianto infisso al suolo».

Le tariffe incentivanti previste dal «conto energia» fino a tutto il 2010 e i premi economici previsti per chi produce energia elettrica da fonte solare (decreto del ministero dello Sviluppo economico del 19 febbraio 2007), non sono poi cumulabili, per i privati, con la detrazione Irpef del 36% riconosciuta o richiesta per la realizzazione dei relativi impianti fotovoltaici. C'è incompatibilità anche fra le tariffe incentivanti del «conto energia» e la detrazione d'imposta del 55% prevista per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, prevista dalla Finanziaria 2007 (legge 296/06, articolo 1, comma 344). Lo ha chiarito l'agenzia delle Entrate con la risoluzione 207/E del 20 maggio 2008. In pratica, un'agevolazione esclude l'altra e sta al contribuente decidere per quale delle due optare. Infine, i "premi" del conto energia non possono essere applicati all'elettricità prodotta da impianti fotovoltaici per la cui realizzazione siano stati concessi incentivi pubblici, nazionali, regionali, locali o comunitari, «in conto capitale e/o in conto interessi con capitalizzazione anticipata, eccedenti il 20% del costo dell'investimento», né sono cumulabili con i certificati verdi.

25 novembre 2009
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